PALERMO – Cinquantuno anni. Una gran fetta dei quali trascorsi ad imporre il pizzo, a proteggere i latitanti, a fare affari sporchi e ad ammazzare la gente. Sergio Flamia ha vissuto spalla a spalla con i padrini della mafia spazzata via dagli arresti, a cominciare da Bernardo Provenzano. Il suo pentimento è dirompente: la sua vicinanza al boss corleonese, la sua provenienza dal “triangolo della morte” fra Bagheria, Casteldaccia e Altavilla Milicia, la sua partecipazione alla stagione di misteri di cui la Cosa nostra a guida “Binu” fu responsabile rende i suoi verbali la chiave per comprendere la mafia di ieri e quella di oggi. I suoi verbali sono raccolti nel libro “Cambio vita e vi racconto la mafia”, a cura della redazione di “S”: il volume uscirà in allegato con il prossimo numero della rivista, ma può già essere acquistato tramite questa pagina o tramite l’applicazione del mensile (disponibile qui su Apple Store, qui su Google Play e qui su Windows Store).
Davanti ai magistrati Flamia vuota il sacco. Parla di omicidi, affari, pizzo e contatti con la politica. Spiega i rapporti di forza tra i mandamenti mafiosi del capoluogo siciliano, da Porta Nuova a San Lorenzo. Si spinge a fornire la sua versione sui rapporti fra Stato e mafia all’indomani delle stragi. Una carrellata sui misteri della storia recente e del presente raccontati da dentro. Da chi quei misteri li ha vissuti.
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